zakunin Admin
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| Titolo: raid dei vandali in via s.michele Ven Nov 30, 2007 5:32 pm | |
| Raid di estremisti di destra ad un associazione di genitori. Trieste, sempre più culla della destra estrema...da "IL PICCOLO" - Citazione :
- VENERDÌ, 30 NOVEMBRE 2007
Pagina 22 - Trieste di Maddalena Rebecca
A distanza di poche settimane dagli incendi appiccati ai ricreatori «Pitteri» e «De Amicis», è stata devastata un’altra struttura destinata ai più piccoli. La notte scorsa qualcuno ha messo a segno un vero e proprio raid punitivo all’interno del giardino di via San Michele. Uno spazio riqualificato negli anni grazie all’impegno di un gruppo di mamme e papà del rione riuniti nell’associazione Andandes, e diventato oggi un simbolo della partecipazione attiva della cittadinanza alla gestione della cosa pubblica. Incuranti del significato di quel luogo, frequentato durante l’anno da almeno 2mila bambini, i malviventi hanno messo a ferro e fuoco la cucina ricavata all’interno della piccola costruzione che ospita le attività durante i mesi invernali. Dopo aver mandato in frantumi una finestra, la banda si è divertita a distruggere un forno, acquistato di recente per un progetto dedicato al pane, per poi rompere il quadro elettrico, danneggiare il frigo e infierire sul banco di lavoro in acciaio inox. Ma al di là dei danni materiali, ad amareggiare è soprattutto la profanazione di un luogo tanto simbolico. «Non siamo di fronte a dei semplici vandali o a dei ladruncoli qualsiasi - osserva delusa ma determinata la presidente di Andandes, Laura Flores -. Gli autori di questo scempio devono essere chiamati con il loro vero nome: terroristi. È terrorista chi, come loro, semina letteralmente il terrore tra i bambini. Episodi come quelli della notte scorsa provocano conseguenze psicologiche tremende sui più piccoli. Ed è proprio questo che vuole quella gente. C’è un disegno sistematico che punta a colpire le strutture pubbliche che fanno capo all’Area educazione: prima gli asili nido di via Veronese, poi il ricreatorio di via Colautti, ora il giardino. Non siamo più di fronte al gruppetto di teppisti che agisce per noi, ma ad un’organizzazione che porta avanti un piano perverso, individuando bersagli ben precisi». SVASTICHE. Le prime avvisaglie, ricorda la presidente di Andandes, si erano avute un anno e mezzo fa. Nella primavera del 2006, infatti, gli spazi di via San Michele erano stati teatro di un primo, assurdo episodio di violenza. Qualcuno aveva distrutto i bagni del giardino, disegnando svastiche e scrivendo minacce vere e proprie sui muri. E da quel momento le devastazioni notturne nel rione avevano iniziato a diventate sempre più frequenti. «Si colpiscono i luoghi di aggregazione forse perchè si ha paura del messaggio che lì viene veicolato - continua Laura Flores -. Le iniziative a favore della cultura e della civiltà evidentemente danno fastidio. E visto che la nostra associazione, formata da 250 soci di ogni estrazione sociale e di ogni provenienza, lavora da sempre per questo, è diventata bersaglio da punire. Nei nostri laboratori cerchiamo di far comprendere l’importanza della convivenza e del rispetto degli altri. Lo facciamo attraverso spettacoli, concerti, iniziative teatrali seguite da migliaia di bambini e ragazzi. E naturalmente continueremo a farlo anche dopo l’attacco dell’altra notte. Se pensavano di scoraggiarci, saranno costretti a ricredersi. Riprenderemo le attività ancora più motivati e convinti di prima. Quindi non solo non getteremo la spugna, ma al contrario raddoppieremo gli sforzi per difendere quello che abbiamo costruito in 7 anni di lavoro». L’APPELLO. Le mamme e i papà di Andandes, già finiti più volte sulla stampa nazionale come esempio di «buone pratiche» di gestione di spazi pubblici, sanno però di non poter combattere da soli la battaglia. Per questo invitano istituzioni e società civile a dare una risposta altrettanto ferma per «far capire ai terroristi che non l’avranno vinta». «A questo punto serve una reazione forte da parte di tutti - conclude Laura Flores -. I primi a farsi sentire devono essere gli amministratori pubblici. Per il momento c’è stato solo un gran silenzio. Nessuno, neanche l’assessore Rossi, ci ha finora telefonato per esprimere solidarietà o vicinanza. È venuto però il momento che la politica si assuma tutte le responsabilità e prenda sul serio questa violenza organizzata. Lo stesso ci aspettiamo dalla cittadinanza. Dobbiamo farci sentire tutti insieme per difendere ciò in cui crediamo. Lo dobbiamo prima di tutto ai bambini, che sono le prime vittime di questo disegno perverso. La gente deve capire che non siamo più di fronte a casi isolati di cronaca nera, ma ad un grave problema culturale. E se non agiremo in tempo, le conseguenze le pagheremo tra qualche anno, quando i bambini di oggi diventeranno adolescenti, a loro volta a rischio violenza».
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