"...nella massima libertà e se condividete i presupposti della petizione allegata, elaborata da un gruppo di educatori del territorio regionale (Piemonte), con l'appoggio dell'Anep (Ass.Naz.Educatori Professionali)e che ha come segreteria organizzativa l'associazione Differentità . Proviamo a percorrere questa strada cercare di dare dignità sul piano identitario alla nostra professione, spesso poco compresa, confusa o sostituita secondo delle opportunità e convenienze del momento, con altre. E' un tentativo perfettibile iniziale non esaustivo per sollecitare la regione a mettere ordine in materia. Vi chiedo di firmarla e di diffonderla a vostra volta se credete sia opportuno..."
Ciò ho ricevuto nella mia posta, ho aderito, firmerò e farò firmare. La situazione della figura dell'Educatore professionale in Italia è stata "messa a posto" nell'ottobre del 98, quando la Bindi, con la foga di far ordine nella caleidoscopica varietà, non solo nazionale, non solo regionale,ma comunale talvolta, di educatori che esistevano nei territori, ha detto: "basta! gli educatori sono sanitari! Vale solo la laurea in medicina! (all'epoca non esisteva in Italia, viene istituita con quel decreto) Per tutti gli altri, quelli che si sono formati altrove, (cioè tutti a quella data), non si sa, lasciamo fare alle Regioni...
Ed invece si sapeva....ma non è come pensate.
La Bindi non intendeva, inquadrando la figura dell'educatore professionale nel comparto sanitario, che era implicito che tutti gli altri, quelli prima di quella data: "tutti gli altri vadano a lavorare solo nel socio assistenziale!" .
Era già triste ed avvilente, ma non era neanche così...
è, invece,
"tutti gli altri scompaiano! ma prima scompaia la concezione dei servizi socio assistenziali come servizi di sostegno relazionale alla società, all'individuo ed il cui obiettivo principe è stimolare il cambiamento"
Secondo l'impostazione della Bindi, gli individui si devono dividere tra malati e sani!
E' da qui allora che arriva quella medicalizzazione galoppante che sta avvenendo, per esempio, nelle comunità per minori, sparse in questo nostro Piemonte.
Non vogliamo questa schizofrenia istituzionale! Basta con le parcellizzazioni funzionali! Basta vessarci! Basta accanirsi su una figura professionale tra le peggio pagate in Italia, tra le più frazionate territorialmente come percorso di studi, come identificazione e profilo, tra le più tartassate da ogni alito di vento politico, tra le più ostacolate nella varietà di ambiti lavorativi, tra le più sostituite con altre professioni, tra le più oppresse nel proprio sviluppo culturale e professionale, tra le più precarie. Basta.
Firmate la petizione, ne abbiamo bisogno.
Grazie
Mujeres Libres
16/08/09
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Oppure manda una mail alla mia casella di posta
La petizione è rivolta al territorio della Regione Piemonte, ma nulla vieta che ne facciate una nella regione dove lavorate, sicuramente anche da voi ci sono problemi simili.
Per esempio, abbiamo sicuramente in comune QUESTO problema
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