ultimamente (dopo il libro di floris
+ puntata di ballarò http://www.ballaro.rai.it/category/0,,1067011--1020,00.html) si è "scoperto" il problema delle raccomandazioni. e in coop le cose come vanno? al di là del problema raccomandazioni io da quando sono nel mondo della cooperazione sociale ho riscontrato e notato (ma forse sono stato distratto/fazioso) che di solito le promozioni (ma anche privilegi di altro tipo) vengono concesse per conoscenze oppure per amicizia o servilismo o nel migliore dei casi comunque caratterizzati da una pressoché totale mancanza di trasparenza. io credo (ma non è solo una mia impressione: vedi le note di Giulio Sapelli forse il più profondo conoscitore del mondo cooperativistico italiano nel suo libro COOP. Il futuro dell’impresa cooperativa, Einaudi, Torino, 2006) che la logica per la promozione e le promozioni debba essere delle/nelle coopertive/imprese sociali il merito. anche perché questo blocco patologico posto (in modo più o meno esplicito) è secondo me una delle cause dell'immobilismo della cooperazione sociale (non credo sia un problema che riguardi solo la "mia" coop... ormai c'è la necessità di un ricambio generazionale di cooperativisti per motivi se non altro storici: la cooperazione sociale nasce per come è adesso nei primi anni novanta e i dirigenti storici per lo più si sono dedicati ad altro: la carriera nelle centrali cooperative, nelle pubbliche amministrazioni o come liberi professionisti... la base è per lo più formata da giovani al primo impiego o da persone disilluse verso la cooperazione.
"[...] la cooperazione, nei suoi diversi livelli – impresa, consorzio e federazione – si riconosce nei valori della Dichiarazione d’Identità sancita dall’Alleanza Cooperativa Internazionale nel Congresso di Manchester del 1995: democrazia, eguaglianza, equità, solidarietà, onestà, trasparenza, responsabilità sociale, attenzione verso gli altri, autoaiuto.” Pag. 21
“L’equità, quindi, è uno dei valori cooperativi storicamente più rilevanti e consente di affermare che la cooperazione, nella sua doppia veste di movimento sociale e culturale e di organizzazione economica, è stata fin dalle sue origini un fattore di civilizzazione e di umanizzazione delle società e del mercato.
Il valore dell’equità presuppone la convinzione secondo cui le persone sono sempre degne di fiducia in quanto capaci di superare i propri limiti e di affermare le migliori qualità, se circondate dal rispetto e dal riconoscimento della loro integrità spirituale e fisica. Rispetto e fiducia nei rapporti interpersonali e intercooperativi procedono di pari passo: fondano la possibilità di un comportamento equo e al contempo benefico per l’integrità morale delle imprese in cui le persone trascorrono grande parte della loro vita. Quando un’organizzazione cooperativa è retta dall’equità, valorizza le persone in virtù dei meriti e non le mortifica attraverso pratiche non etiche quali il ricorso al clientelismo, alla raccomandazione, all’opportunismo e a tutti quei comportamenti che premiano gli incapaci o i meno meritevoli.
La meritocrazia è un valore che deve essere sostenuto e diffuso nella cooperazione con forza e determinazione. La meritocrazia richiama a una profonda attenzione verso l’altro come persona degna sempre e comunque di rispetto e di considerazione delle proprie capacità. Il rispetto e il riconoscimento reciproco sostengono e sorreggono, liberano da una condizione di subalternità e vietano di essere deboli con i forti e forti con i deboli: tutto questo accade quando si esercita l’autorevolezza che persuade e non il potere che comanda. L’attenzione è, con il rispetto e l’umiltà, una delle «virtù penultime», senza le quali non si afferma né la cooperazione né un buon governo di qualsivoglia impresa.” Pag. 22-23
forse vale la pena di rifletterci anche nel caso io abbia visto male o mi sbagli... ma non credo di essere così delirante... o no!?